“Intelligence for the People”: un primo bilancio e un ringraziamento a tutti voi
La newsletter ha compiuto 4 mesi (e mezzo). E ora una breve pausa.

Da quando ho iniziato questa newsletter, a metà marzo, è la prima volta che mi rivolgo direttamente a voi che mi leggete. Tranquilli, non voglio tediarvi troppo, quindi prometto di essere breve (o almeno più breve del solito).
Vorrei fornirvi qualche dato, qualche indicazione ulteriore sulle motivazioni e i temi di questa newsletter, e naturalmente chiedervi la vostra opinione in proposito (se ne avete voglia).
E infine, se proprio non potete farne a meno, vorrei suggerirvi un paio di miei pezzi “extra” da leggere per l’estate, non contenuti in questa newsletter.
Sì, perché dopo 16 articoli scritti per “Intelligence for the People”, sono un po’ stanco e ho bisogno di una pausa (e magari anche voi!). Quindi riprenderò a pubblicare a settembre.
Com’è andata in questi quattro mesi e mezzo?
Per quanto mi riguarda, sono abbastanza contento. Fra tutti gli iscritti, siamo ormai una comunità di oltre 470 persone (a cui si aggiungono quelli che mi seguono su Twitter).
Ma la cosa che mi rincuora e mi fa più piacere è che siete in tanti a leggere gli articoli. Ogni pezzo viene letto (o almeno “guardato”) da diverse centinaia di voi.
Perché ho iniziato questa newsletter?
Per avere un luogo dove poter scrivere liberamente anche tesi contrarie alla narrazione dominante, dove esprimere posizioni “fuori dal coro” (ma sempre cercando di fornire fonti e dati a loro sostegno) senza dover pensare a utilizzare un linguaggio vago o ambiguo per non incorrere in censure, senza vedere intere frasi di un mio articolo modificate, senza vedere i miei pezzi introdotti da titoli che ne sminuiscono o addirittura travisano il significato (cose che mi sono successe scrivendo su alcune pubblicazioni e testate nazionali).
Ma non si tratta di una rivendicazione meramente personale.
Il punto è che, laddove non vi è piena libertà di espressione, laddove non vi è libertà dell’informazione, libera e completa esposizione di fatti e di notizie, non può esservi democrazia. Se le persone non sono informate in modo pieno ed equilibrato, non possono prendere decisioni libere ed autonome.
Ciò è vero a maggior ragione in una fase così delicata della vita nazionale e della realtà internazionale.
Stiamo infatti assistendo al tramonto (per molti versi, al tracollo) dell’era unipolare americana sorta con la fine della guerra fredda, al fallimento della globalizzazione e del modello economico che l’ha sostenuta, ma soprattutto a una crisi senza precedenti della democrazia in Occidente.
Una crisi che ha motivazioni interamente endogene, e non ha nulla a che fare con l’ascesa delle cosiddette “potenze autocratiche” (Cina, Russia, ecc.), come qualcuno vuole farci credere (in effetti, tale ascesa è per molti versi conseguenza della nostra crisi, economica e democratica).
Idealmente, questa newsletter si pone nel solco di due libri che ho scritto su questi temi:
1) Geopolitica del collasso. Iran, Siria e Medio Oriente nel contesto della crisi globale
2) Se Washington perde il controllo. Crisi dell'unipolarismo americano in Medio Oriente e nel mondo
Il primo tratta le rivolte arabe scoppiate nel 2011 e i conflitti regionali che ne sono seguiti, inserendo il mondo arabo ed il sistema mediorientale nel contesto della globalizzazione e della crisi finanziaria del 2008.
Il secondo segue la parabola dell’egemonia statunitense, dal trionfo legato al crollo del blocco sovietico, al declino sancito dall’11 settembre, poi dalla crisi del 2008, e dal successivo fallimento dell’amministrazione Obama, fino all’elezione di Trump.
Questa newsletter ha seguito il conflitto ucraino così assiduamente poiché è paradigmatico della crisi mondiale che stiamo vivendo.
La tragicità di questo conflitto è dovuta al fatto che esso era interamente evitabile.
Perfino dopo lo spartiacque rappresentato dalla rivolta di Maidan del 2014, che ha posto gli Stati Uniti in rotta di collisione con la Russia, si sarebbe potuti giungere ad una ricomposizione se il processo negoziale avviato dagli accordi di Minsk del 2015 fosse stato portato a termine.
Ciò avrebbe risparmiato agli ucraini la distruzione del paese, posto le premesse per la sua ripresa economica, gettato le basi per una ricomposizione della faglia rimasta in Europa a seguito della mancata integrazione della Russia dopo la fine della guerra fredda, e certamente alleggerito la crisi economica in cui sta sprofondando il vecchio continente.
Ma l’Ucraina è un caso paradigmatico anche perché, sotto l’ombrello americano, era divenuta un paese pilota di quella rivoluzione tecnologica (la cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”) che si sta dimostrando una ricetta per un ulteriore aumento delle disuguaglianze e un’ulteriore erosione della democrazia, a causa dell’ascesa incontrollata dei giganti della Big Tech e della crescente sorveglianza di massa.
E qui concludo, introducendo un tema che finora questa newsletter ha toccato solo di striscio, ma che intendo approfondire nei prossimi mesi.
Si tratta della cosiddetta “crisi pandemica” che, ben lungi dall’essere una mera emergenza sanitaria, ha una dimensione geopolitica mondiale che si sovrappone e si intreccia alle altre crisi a cui ho accennato.
Essa è legata, ancora una volta all’ascesa delle grandi corporation, alla competizione scientifica e tecnologica fra grandi potenze, in particolare in ambito digitale e biotecnologico, ed all’affermarsi di quel “complesso medico-industriale” internazionale che potrebbe aver addirittura giocato un ruolo nello scoppio della pandemia.
Sono, questi ultimi, temi complessi e controversi, che non possono essere liquidati in poche righe, ma che mi propongo di esaminare in futuro.
Nel frattempo posso però fornirvi degli spunti in proposito, segnalandovi qualche mio articolo precedente non contenuto in questa newsletter.
In particolare, sulla possibilità che il SARS-CoV-2, responsabile dell’epidemia da Covid-19, non abbia origine zoonotica (non sia cioè frutto di un salto di specie avvenuto in natura), ma sia un virus geneticamente modificato, liberato in un incidente di laboratorio (a Wuhan, in Cina, dove si svolgevano ricerche finanziate dagli Stati Uniti).
Si tratta di una teoria che aveva trovato spazio perfino sui mezzi di informazione ufficiali per un breve periodo, per poi essere nuovamente affossata come “teoria della cospirazione” pur essendo solidamente fondata.
A questo tema si lega quello della pericolosa proliferazione dei biolaboratori in tutto il mondo (per quanto riguarda l’Ucraina, ne avevo parlato qui), connessa allo sviluppo del cosiddetto “complesso medico-industriale” a cui ho precedentemente accennato.
Se volete, potete leggere un mio lungo approfondimento su queste questioni:
SARS-CoV-2, the Devious Child of “Chimerica”?
Sul tema ad esso legato dell’ascesa dei giganti della Big Tech, potete leggere:
Le tech companies accrescono il controllo: il potere dei cittadini è sempre più irrisorio
Ed infine, sul ruolo di tali corporation nella crisi pandemica, vi suggerisco:
Covid, ciò che manca in questa crisi è il controllo democratico. E le disparità aumentano
Ok, vedo che alla fine non sono stato tanto breve. Spero di non avervi annoiato troppo, ma vi lascio con un’ultima osservazione.
Gli articoli che scrivo in questa newsletter sono delle analisi politiche, e come tali offrono una prospettiva, un punto di vista che inevitabilmente può essere più o meno condivisibile, trascurare alcuni aspetti e metterne in evidenza altri.
Ma quello che soprattutto mi propongo di fare (al di là delle analisi politiche) con gli articoli che scrivo, è fornirvi dati, elementi, notizie che non trovereste sui mezzi di informazione tradizionali.
Se in questa newsletter trovate informazioni che non avete letto altrove, il mio obiettivo è centrato.
A questo punto non mi resta che ringraziarvi per avermi seguito fin qui, chiedervi che ne pensate della newsletter (se ne avete voglia, potete scrivere in fondo all’articolo i vostri commenti, le vostre critiche, i vostri suggerimenti), e augurarvi una buona estate, malgrado tutto quello che succede in giro per il mondo.
Un saluto a tutti, e a risentirci a settembre.
Roberto
Ho letto attentamente diversi articoli e mi complimento per l’imparzialità e la precisione dei testi elaborati! Essendo nata e cresciuta nella vecchia Unione Sovietica mi sta a cuore tutto ciò che accade in quest’epoca così tormentata ma non mi limito a seguire solo le fonti di propaganda occidentale! Seguo e verifico da più fonti per convincermi sulla verità e negli articoli scritti in questa news letter ho trovato le informazioni che cercavo! Mi fa piacere vedere che non tutti cadono nel tranello delle propagande mediatiche.
Tre cose, molto in sintesi: 1️⃣ grazie per i contributi che ho trovato sempre interessanti, ben documentati ed estremamente leggibili, 2️⃣ attendo trepidante gli articoli sul ruolo della pandemia e della relativa risposta ed infine 3️⃣ buon riposo senz'altro meritato 😀.
A presto 👋