Il sabotaggio dei due Nord Stream: chi ci guadagna?
Chi ha provocato le esplosioni in fondo al Baltico vuole una frattura definitiva fra Europa e Russia.
Gli atti di sabotaggio contro i gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico confermano che il conflitto fra Russia e Occidente ha raggiunto un livello di intensità tale da non rendere scontato che esso rimanga confinato al teatro ucraino.
Del resto, a livello economico la guerra energetica e delle sanzioni ha già da tempo assunto una dimensione globale. Quest’ultimo episodio dimostra come lo scontro economico possa facilmente sfociare in forme più violente di confronto.
Gli incidenti e le accuse reciproche
Tra lunedì e martedì, due gigantesche perdite sono state scoperte nel Nord Stream 1 ed una terza nel Nord Stream 2 (a cui si è poi aggiunta una quarta, rivelata successivamente). I sismologi svedesi hanno rilevato due potenti esplosioni (avvenute in acqua, non al di sotto del fondale marino) nell’area, proprio lunedì scorso, al largo dell’isola danese di Bornholm. Per la precisione, gli incidenti sono avvenuti nella zone economiche esclusive di Danimarca e Svezia, rispettivamente.
I due gasdotti sottomarini trasportano il gas russo verso la Germania ma al momento non sono operativi, essendo al centro della guerra energetica fra Russia ed Europa. Mosca ha recentemente sospeso le forniture tramite il Nord Stream 1 affermando che le sanzioni occidentali impediscono la manutenzione dell’infrastruttura. Il Nord Stream 2, invece, dopo essere stato ultimato non è ancora in funzione perché Berlino ha sospeso la sua certificazione dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
I danni a seguito delle esplosioni sono ingenti, e il gas potrebbe continuare a fuoriuscire per giorni. L’operatore Nord Stream 2 AG, che gestisce il secondo gasdotto, ha dichiarato che “l’integrità strutturale della pipeline deve essere gravemente danneggiata”. Le agenzie di sicurezza tedesche, dal canto loro, temono che il Nord Stream 1 possa rimanere inutilizzabile a tempo indeterminato.
I responsabili dei governi danese, svedese e norvegese, come quelli dell’Unione Europea, hanno tutti affermato che le perdite sono state causate da attacchi deliberati. Anche Mosca ha parlato di un probabile sabotaggio.
I governi di Ucraina e Polonia, così come gran parte della stampa occidentale, hanno accusato il Cremlino di essere dietro l’incidente, tuttavia senza fornire prove.
In maniera abbastanza interessante, però, Radek Sikorski, europarlamentare ed ex ministro degli esteri polacco, ha lasciato intendere su twitter che dietro gli attacchi ci sarebbe Washington. Sikorski ha postato un’immagine delle enormi perdite nel Baltico scrivendo “Grazie, Usa” (il tweet è stato successivamente rimosso).
In un tweet successivo, Sikorski, che è sposato con la giornalista neocon americana Anne Applebaum, ha celebrato il sabotaggio affermando che “20 miliardi di dollari di rottami metallici giacciono in fondo al mare, una altro costo da pagare per la Russia, per la sua decisione criminale di invadere l’Ucraina”, ed ha ironizzato, rivolgendosi al ministero degli esteri russo, che “qualcuno…ha fatto un’operazione di manutenzione speciale”.
Il governo tedesco, dal canto suo, si è mantenuto abbottonato ma, secondo il Tagesspiegel, due opzioni sarebbero state discusse riguardo ai possibili autori degli attacchi: la prima prende in considerazione forze speciali del governo ucraino, mentre la seconda punta il dito contro Mosca.
Cosa è accaduto realmente nel Baltico?
Per comprendere chi può aver materialmente compiuto le azioni di sabotaggio, è utile però andare al di là delle dichiarazioni e accuse reciproche dei politici, ed analizzare ciò che è avvenuto sulla base dei dati a nostra disposizione.
Come già accennato, le azioni di sabotaggio sono avvenute al largo dell’isola danese di Bornholm, in una zona dove il Baltico si restringe fra le coste di Svezia, Polonia e Germania. Va ricordato che i due gasdotti si estendono sul fondale del Baltico per circa 1.200 km, dalla costa russa vicino a San Pietroburgo fino alla Germania nordorientale.
Gli incidenti si sono dunque verificati nel cuore di acque controllate da paesi Nato, molto lontano dalle coste russe, se si eccettua la piccola exclave russa di Kaliningrad, stretta fra Polonia e Lituania. Questo piccolo lembo di terra ha un valore strategico per Mosca, ospitando la flotta russa del Baltico oltre che potenti difese antiaeree e truppe di terra.
Kaliningrad, tuttavia, si trova pur sempre ad oltre 360 km da Bornholm, ed è soggetta ad una stretta sorveglianza da parte della Nato, sia per prevenire ogni eventuale attacco russo alla prospiciente isola svedese di Gotland, sia per la più generale intenzione dell’Alleanza (soprattutto a seguito dell’ingresso di Finlandia e Svezia) di trasformare il Baltico in un “lago Nato” isolando ancor di più Mosca.
I russi sarebbero in grado di compiere un’operazione di sabotaggio di questo genere in acque ostili? Teoricamente sì, ma si tratterebbe di un’azione estremamente complessa e rischiosa.
H.I. Sutton, noto esperto americano di guerra sottomarina, non ha formulato alcuna accusa specifica affermando che gli attacchi probabilmente rimarranno eternamente materiale per teorie della cospirazione.
Egli ha tuttavia indicato il posizionamento di esplosivi sui tubi, tramite veicoli sottomarini o di superficie, come l’ipotesi più plausibile. Sutton ha inoltre escluso tutta una serie di mezzi e tecnologie russe, o perché non presenti nel Baltico o perché non più in attività.
Ritenendo poco verosimile l’impiego di sottomarini e anche di sommozzatori (a causa dei rischi legati alla profondità superiore agli 80 m), Sutton considera l’impiego di droni subacquei come l’ipotesi più probabile. La Russia possiede un importante centro di produzione di tali veicoli a San Pietroburgo. I mezzi più adatti a questa operazione, tuttavia, avendo scarsa autonomia, hanno bisogno di una nave appoggio, facile da individuare.
L’isola di Bornholm e la Nato
L’isola di Bornholm non solo è in acque Nato, ma ha una notevole rilevanza nelle operazioni dell’Alleanza e dei paesi partner, in termini di esercitazioni militari e di incontri ad alto livello.
Lo scorso aprile, i russi protestarono per l’annunciata intenzione della Danimarca di permettere il dispiegamento di soldati americani sull’isola che, come abbiamo visto, è situata a poca distanza dal tracciato dei due gasdotti.
I sovietici riconsegnarono Bornholm alla Danimarca nel 1946 dopo averla strappata ai tedeschi. Secondo Mosca, però, vi era un accordo in base al quale Copenaghen non avrebbe dovuto schierare truppe straniere sull’isola. I danesi, tuttavia, non ne riconoscono la validità.
Le esercitazioni militari BALTOPS, incentrate anche su operazioni di sminamento sottomarino, vengono condotte ogni anno al largo dell’isola da forze navali Usa e Nato. Quest’anno si sono tenute a giugno.
E’ interessante notare che tali esercitazioni hanno sempre una funzione “dual-use”, cioè difensiva ed offensiva (mine warfare, e in generale guerra sottomarina), ed includono l’impiego di droni subacquei ed altre soluzioni tecnologiche avanzate.
L’intera area è frequentemente pattugliata da navi Usa e dell’Alleanza Atlantica.
In linea di principio, dunque, sarebbe certamente più facile compiere un’operazione di sabotaggio nella zona per i paesi Nato che non per i russi.
Gli Usa contro Nord Stream 2
Vale anche la pena ricordare che i rappresentanti di diverse amministrazioni Usa, nel corso degli anni, hanno ammonito la Germania sui “rischi” di un’eccessiva dipendenza dal gas russo, e formulato minacce più o meno velate contro la realizzazione del gasdotto Nord Stream 2.
Lo scorso 27 gennaio, il sottosegretario di Stato per gli affari politici Victoria Nuland affermò testualmente: “Riguardo al Nord Stream 2, continuiamo ad avere conversazioni molto decise e franche con i nostri alleati tedeschi, e voglio essere chiara con voi oggi: se la Russia invaderà l’Ucraina, in un modo o nell’altro, il Nord Stream 2 non andrà avanti”.
Pochi giorni dopo, il 7 febbraio, nel corso di una conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, Biden dichiarò che “se la Russia invade…non ci sarà più un Nord Stream 2. Vi porremo fine”.
Alla giornalista che gli chiedeva come avrebbe fatto, visto che il progetto era sotto il controllo della Germania, Biden semplicemente rispose: “Glielo prometto, saremo in grado di farlo”.
Mosca ha tuttora interesse a vendere gas all’Europa
Per altro verso, bisogna osservare che con il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 la Russia perde il suo potere contrattuale nei confronti dell’Europa, poiché non può più utilizzare il gas come contropartita in un eventuale negoziato. Inoltre, per Gazprom le due pipeline costituiscono pur sempre infrastrutture strategiche, possedute al 51%, che le danno accesso ad un mercato rilevante.
Esse consentivano a Mosca di inviare gas direttamente all’Europa occidentale senza pagare pedaggi di transito né all’Ucraina né alla Polonia. La Russia le ha costruite contrastando la durissima opposizione di entrambi questi paesi, e degli Stati Uniti.
Come ha osservato in un altro tweet il già citato europarlamentare polacco Sikorski, il danneggiamento dei due Nord Stream “riduce lo spazio di manovra di Putin” poiché, “se vorrà riprendere le forniture di gas all’Europa, dovrà parlare con i paesi che controllano le pipeline ‘Fratellanza’ e Yamal” – rispettivamente Ucraina e Polonia.
Mosca, peraltro, non aveva bisogno di far esplodere i gasdotti per interrompere il flusso di gas verso l’Europa. Lo aveva già interrotto dichiarando “forza maggiore” a causa delle sanzioni europee che impediscono la manutenzione dell’infrastruttura (dunque avendo la possibilità di controbattere a chiunque avesse chiesto il pagamento di eventuali penali).
I russi, in ultima analisi, saranno sempre interessati a poter vendere gas sul mercato europeo, perché ciò garantisce introiti alle casse dello stato e crea un legame con l’Europa che costituisce altresì una carta negoziale da giocare.
Lo scorso 7 settembre, Putin aveva dichiarato che Nord Stream 1 avrebbe potuto riprendere a esportare gas se la manutenzione delle turbine fosse stata garantita dalla ditta tedesca Siemens. Successivamente, durante una conferenza stampa a Samarcanda, il presidente russo aveva affermato che in caso di emergenza Mosca era pronta ad inviare gas alla Germania anche attraverso il nuovo e mai utilizzato Nord Stream 2, se Berlino lo avesse permesso.
Gli attacchi ai due Nord Stream allontanano questa prospettiva, contribuendo a scalzare Mosca dal ruolo di primo fornitore dell’Europa, mentre Washington continua ad aumentare le proprie esportazioni di gas verso il continente.
Alla luce di queste osservazioni, è difficile pensare che Mosca abbia voluto compiere un’azione di sabotaggio così devastante da mettere fuori uso le due pipeline prevedibilmente per un lungo periodo.
La rivalità russo-polacca nel Baltico
Al contrario, ci sono indicazioni che i russi fossero consapevoli della vulnerabilità dei due Nord Stream, della possibilità che paesi ostili in possesso di droni subacquei ed altri strumenti tecnologici compissero azioni di sabotaggio, e dunque della necessità di proteggere l’infrastruttura anche militarmente.
Nel 2015, un misterioso drone attrezzato con cariche esplosive venne rinvenuto dalla marina svedese vicino al Nord Stream, a 120 km dall’isola di Gotland. La nazionalità del mezzo non fu mai rivelata.
Nell’aprile del 2021, pescherecci, navi da guerra e sottomarini in gran parte di nazionalità polacca compirono manovre pericolose e provocatorie a poca distanza dal vascello russo Fortuna impegnato nella posa in opera dei tubi del Nord Stream 2.
Il mese prima, aerei da pattugliamento polacchi avevano sorvolato a bassa quota la stessa zona in cui si svolgevano i lavori per la realizzazione del Nord Stream 2.
I polacchi, dal canto loro, accusarono i russi di utilizzare il Nord Stream 2 come scusa per dispiegare forze navali lungo il tracciato del gasdotto. Per Varsavia, il Nord Stream 2 era una “aggressione” russa che avrebbe permesso a Mosca di installare strumentazione di spionaggio e militarizzare il Baltico.
Con singolare tempismo, in coincidenza con le esplosioni che hanno colpito i due Nord Stream, Varsavia ha inaugurato il gasdotto baltico che trasporterà il gas norvegese alla Polonia attraverso la Danimarca. La nuova pipeline è un elemento centrale nella strategia polacca di emancipazione dal gas russo.
Si allontana la prospettiva negoziale
Nelle settimane che hanno preceduto le azioni di sabotaggio, inoltre, stavano crescendo movimenti popolari, in Germania, nella Repubblica Ceca, ed in altri paesi europei, che chiedevano la fine delle sanzioni alla Russia con l’obiettivo di risolvere la crisi energetica e mettere in funzione il Nord Stream 2.
Il serio danneggiamento delle due pipeline rende questa prospettiva ancor più remota, e con essa allontana la speranza di giungere ad una pace negoziata in Europa.
L’arrivo dell’inverno, accrescendo le possibilità di una tregua, avrebbe aperto una piccola finestra di opportunità per avviare un dialogo con Mosca.
Il sabotaggio dei due Nord Stream, l’annuncio di un nuovo pacchetto americano da 12 miliardi di dollari per sostenere Kiev, e la concomitante proposta di una nuova tranche di sanzioni europee contro Mosca, rappresentano invece altrettanti segnali della volontà di proseguire uno scontro che si fa di giorno in giorno più pericoloso.
Grazie per la sintesi. In effetti la somma algebrica dei "cui prodest", comunque la si giri, per i russi assume sempre segno negativo. Chi sostiene che una responsabilità americana sarebbe poco probabile, soprattutto in quanto nelle democrazie, a seguito di fatti come questi, prima o poi si apre una falla ed i segreti militari vengono divulgati, conosce solo superficialmente la storia della guerra fredda e probabilmente non sa che se un tale disvelamento dovesse avvenire, facilmente sarà in un "dopo" che potrebbe seguire il "prima" di qualche decina d'anni, quando saremo tutti morti o quasi e a quel punto se ne parlerà come si discute oggi del bombardamento di Coventry da parte della Luftwaffe: un sacrificio necessario a salvaguardia di una causa "superiore".
Convinto nel sacrosanto diritto degli ucraini a difendersi e nell'effetto terapeutico delle "sberle" subite da Putin, non credo che l'umiliazione e l'annichilimento della Russia possa essere un bene, sia che si apprezzi il popolo russo, come nel mio caso, sia nel caso in cui, senza amare questo popolo, si possieda almeno un po' di sano pragmatismo
Domani sera il dott. Campochiari aka Parabellum, sul suo canale di youtube, che di questa guerra ha fornito una ricostruzione "tecnica" tra le più attendibili ed accurate, farà una live sul cosiddetto "incidente" al gasdotto. Parabellum ha già anticipato che farà riferimento anche ad alcuni dei fatti già descritti in questo articolo. Un bravo storico militare vale più di cento giornalisti, in questo caso.
Solo un appunto, lei afferma 'a seguito dell'ingresso di Finlandia e Svezia' riferito all'annessione di questi 2 paesi alla Nato, ma questi paesi è bene ricordare che non sono ancora annessi. Trattasi solo di una formalità? Finché Erdogan si oppone, chi può dire quando avverrà effettivamente questa annessione?