L’amministrazione Biden dà il benservito al “Washington Consensus”, ma è una mossa contro la Cina, non un vero ripensamento delle politiche che hanno messo in crisi l’Occidente.
Ho letto, molto interessante. Certo che la suddivisione dell'Old Party nelle three foreign policy tribes non lascia presagire nulla di buono. L'aggressività dei PRIMACISTS è spaventosa.
Infatti, gli USA non si capacitano di veder ridimensionata la loro egemonia e il loro dominio politico/economico/militare; non riescono ad elaborare un'opzione diversa dei rapporti mondiali, e questo perché la loro visione della società è ossessivamente imperniata su un soddisfacimento materiale, quasi edonistico, dei bisogni dei loro cittadini. Se i dem sono molto più ossessionati dalla Russia, a mio avviso, lo si deve ad un retaggio storico essendo il partito dem caratterizzato da step di ricambio politico abbastanza lineari ed uguali a sè stessi. Diverso il discorso del GOP poiché l'avvento di Trump ha scardinato molti dei paradigmi storici tipici; infatti, Trump con il suo Make America Great Again ha apparentemente ridotto l'impatto ideologico per evidenziare quello economico. E chi é che rappresenta il maggio pericolo per la loro economia: la Cina.
Nell'abbandono del Washington Consensus, Biden gioca la stessa carta di Trump, meno rozzamente, ma la sostanza è uguale. Le manovre nel Mar Cinese meridionale sono ben più di avvisaglie di una crisi che sfocerà in un confronto vero, di quale gravità ora non è dato sapere. Se la Russia ottiene rapidamente, e questo è essenziale nelle strategie future, una vittoria in Ucraina, si consoliderà l'unione con la Cina. A quel punto, gli USA saranno all'angolo con due precise opzioni: guerra mondiale o patto globale per un mondo diverso.
Grazie per questa analisi lucida e corretta, anche se forse parlare di "ripudio" del neoliberismo è un po' troppo. Credo si tratti più di un adattamento pragmatico. Notevole come un'analisi di questo tipo sia mancata sui giornaloni (forse fa eccezione il Foglio che parlò di Sullivan), per fortuna abbiamo Iannuzzi.
Ho letto, molto interessante. Certo che la suddivisione dell'Old Party nelle three foreign policy tribes non lascia presagire nulla di buono. L'aggressività dei PRIMACISTS è spaventosa.
Infatti, gli USA non si capacitano di veder ridimensionata la loro egemonia e il loro dominio politico/economico/militare; non riescono ad elaborare un'opzione diversa dei rapporti mondiali, e questo perché la loro visione della società è ossessivamente imperniata su un soddisfacimento materiale, quasi edonistico, dei bisogni dei loro cittadini. Se i dem sono molto più ossessionati dalla Russia, a mio avviso, lo si deve ad un retaggio storico essendo il partito dem caratterizzato da step di ricambio politico abbastanza lineari ed uguali a sè stessi. Diverso il discorso del GOP poiché l'avvento di Trump ha scardinato molti dei paradigmi storici tipici; infatti, Trump con il suo Make America Great Again ha apparentemente ridotto l'impatto ideologico per evidenziare quello economico. E chi é che rappresenta il maggio pericolo per la loro economia: la Cina.
Nell'abbandono del Washington Consensus, Biden gioca la stessa carta di Trump, meno rozzamente, ma la sostanza è uguale. Le manovre nel Mar Cinese meridionale sono ben più di avvisaglie di una crisi che sfocerà in un confronto vero, di quale gravità ora non è dato sapere. Se la Russia ottiene rapidamente, e questo è essenziale nelle strategie future, una vittoria in Ucraina, si consoliderà l'unione con la Cina. A quel punto, gli USA saranno all'angolo con due precise opzioni: guerra mondiale o patto globale per un mondo diverso.
Grazie per questa analisi lucida e corretta, anche se forse parlare di "ripudio" del neoliberismo è un po' troppo. Credo si tratti più di un adattamento pragmatico. Notevole come un'analisi di questo tipo sia mancata sui giornaloni (forse fa eccezione il Foglio che parlò di Sullivan), per fortuna abbiamo Iannuzzi.
A cosa si riferisce quando scrive di ostilità storica dei repubblicani verso la Cina?