IN PILLOLE – I punti chiave del fallito attentato a Trump
Il tentativo di liquidare l’avversario presidenziale di Biden sancisce l’arrivo del caos e della violenza politica nel cuore del declinante impero USA.
Possiamo individuare almeno 3 punti chiave nel fallito attentato che ha lasciato vivo per un soffio l’ex presidente, e attuale avversario repubblicano del presidente uscente Joe Biden nelle elezioni di novembre, sprofondando l’America nell’incertezza politica, e in un clima di tensione ai limiti della guerra civile.
1) Il fallimento del “secret service” è imbarazzante quanto inspiegabile
Lo US Secret Service (USSS) è un’agenzia federale alle dipendenze del Dipartimento della Sicurezza Interna che ha lo specifico compito di proteggere le principali cariche dello Stato americano, le loro famiglie, così come i capi di Stato e di governo in visita negli USA.
Tra i suoi compiti figura anche quello di proteggere i candidati presidenziali durante la campagna elettorale.
A giudizio di numerosi esperti e agenti della sicurezza, è difficile spiegare come mai lo USSS abbia lasciato non presidiato il tetto di un edificio situato ad appena 120 metri dal podio da cui stava parlando Trump.
Il basso edificio, sul cui tetto si è arrampicato il giovane attentatore Thomas Matthew Crooks, era al di fuori del ristretto perimetro di sicurezza deciso per l’evento. Di conseguenza, Crooks non ha subito alcun controllo.
Tuttavia, pur essendo al di fuori del perimetro di sicurezza, il tetto dell’edificio, trovandosi a così breve distanza dal podio del comizio, avrebbe dovuto essere presidiato o quantomeno sorvegliato dai cecchini del Secret Service.
E’ singolare che l’attentatore sia stato avvistato da diversi testimoni ben prima di sparare. Alcuni uomini della polizia locale, che collaboravano a garantire la sicurezza alle dipendenze dello USSS, avevano anch’essi notato l’uomo.
Un testimone ha riferito di aver allertato la polizia del fatto che un uomo armato si stava arrampicando sul tetto dell’edificio circa 5 minuti prima che sparasse.
Un poliziotto ha perfino salito la scala che conduce al tetto per fermare l’uomo, ma si sarebbe ritirato quando quest’ultimo gli ha puntato contro il fucile.
Subito dopo, Crooks ha sparato verso Trump (il che potrebbe contribuire a spiegare perché l’uomo, sotto pressione, abbia mancato il bersaglio, seppur di pochissimo).
2) La violenza politica è di casa negli USA
Subito dopo l’attentato, esponenti democratici, come l’ex presidente Barack Obama e lo stesso presidente in carica Joe Biden, hanno condannato l’episodio affermando che non c’è posto per la violenza politica nella democrazia americana.
L’affermazione è tuttavia alquanto ipocrita, in quanto questa violenza, a livello verbale e fisico, fa ormai parte da anni della vita politica negli USA.
Basti pensare alla sparatoria che nel 2011 coinvolse la deputata democratica dell’Arizona Gabby Giffords, provocandole danni cerebrali permanenti, o ricordare il deputato repubblicano Steve Scalise, gravemente ferito da colpi di arma da fuoco nel 2017.
Questi episodi sono solo il riflesso di una crescente polarizzazione che caratterizza da anni il dibattito americano. La democrazia smette di funzionare se le formazioni politiche che ne fanno parte non sono più disposte a raggiungere compromessi, ed a collaborare su questioni di interesse comune.
In America lo scontro politico è divenuto un gioco a somma zero, in cui ciascuna parte vede il proprio avversario come un nemico esistenziale e un pericolo per la democrazia.
Se Trump è certamente una figura divisiva che non si è astenuta dal pronunciare dichiarazioni incendiarie, lo stesso si può tuttavia dire per numerosi esponenti democratici.
Lo scorso novembre, il rappresentante democratico Dan Goldman dichiarò in un’intervista, a proposito di Trump, che “a questo punto è indiscutibile che l'uomo non possa più ricoprire cariche pubbliche. Non è solo inadatto, è distruttivo per la nostra democrazia e deve essere eliminato”.
Trump è stato più volte equiparato direttamente a Hitler, come in questo tweet della campagna Biden-Harris, o come quando il rappresentante democratico del Texas Vincente Gonzales ha paragonato i sostenitori di Trump di origine ispanica agli ebrei che appoggiavano il dittatore nazista.
La demonizzazione di Trump del resto ebbe inizio con le accuse di collusione con la Russia nel cosiddetto Russiagate, poi rivelatosi essenzialmente una montatura dell’intelligence USA nella quale l’FBI, che ora dovrebbe investigare sull’attentato contro il candidato presidenziale repubblicano, giocò un ruolo chiave.
Le ragioni di tale demonizzazione risiedono nel fatto che, pur rimanendo un’esponente dell’élite economico-finanziaria americana, Trump era una figura estranea all’establishment che da decenni domina il panorama politico USA e , come tale, risultava difficilmente controllabile.
3) La crisi democratica americana precede Trump
Sebbene Trump venga additato come il principale responsabile della crisi democratica statunitense, essa precede di molto l’ascesa del magnate repubblicano. Di tale crisi egli non rappresenta che un sintomo.
Le radici di questa crisi vanno invece ricercate nel consolidarsi di un’oligarchia economico-finanziaria che ha preso possesso del sistema politico americano, impoverendo la classe lavoratrice, promuovendo un fallimentare avventurismo militare all’estero, riducendo i diritti civili e militarizzando la polizia in patria.
Questo modello ha prodotto il più vasto sistema carcerario al mondo, ha favorito la concentrazione della ricchezza nelle mani di una ristretta classe di miliardari, ed ha ridotto la stampa a mero portavoce del potere.
L’attentato al candidato repubblicano rappresenta solo l’ultimo campanello d’allarme, in ordine di tempo, di una crisi democratica profonda, caratterizzata da un sistema bipartitico ormai ingessato e non rappresentativo della maggioranza della popolazione, e da una polarizzazione politica che rischia di sfociare in ogni momento nella violenza.
"Il fallimento del “secret service” è [...] inspiegabile"? Credo che """l'agente""" troppo bassa e grasse e incapace di riporre la pistola sia una spiegazione abbastanza auto-evidente...