I generali “dissidenti” di Berlino lanciano l’allarme: questa è una guerra contro la Germania
Nel clima di generale intolleranza verso ogni forma di dissenso sul conflitto ucraino, paure e malumori serpeggiano in ambienti militari e politici tedeschi.

“Tutti ricordiamo cosa sono i carri armati tedeschi. Queste sono macchine che sono diventate un simbolo, non solo di morte... non solo di un’ideologia mortale […]questi stessi carri armati tedeschi e questi simboli del Terzo Reich erano divenuti un simbolo globale della caduta dell'umanità in un abisso di odio, orrore e massacri”.
Con queste parole Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli esteri russo, ha reagito alla notizia che la Germania avrebbe inviato 14 Leopard 2A6 in Ucraina.
L’invio di carri armati tedeschi contro l’esercito russo ha indubbiamente un forte valore simbolico, evocando eventi terribili che risalgono al secondo conflitto mondiale, una guerra che provocò decine di milioni di morti devastando l’intera Europa.
Ma questa decisione rappresenta soltanto l’ultimo episodio di una “riluttante” escalation tedesca. La Germania pochi giorni prima aveva annunciato l’invio di 40 veicoli corazzati Marder, dopo aver mandato pezzi di artiglieria ed altri armamenti a Kiev. All’inizio del conflitto, Berlino aveva spedito solo elmetti, affermando che avrebbe sostenuto l’Ucraina soltanto con aiuti non letali per scongiurare ogni possibilità di inasprimento del conflitto.
Sotto la pressione di Washington e Londra, di molti paesi dell’Est, e sotto la spinta bellicista dei verdi che compongono la sua coalizione di governo, il cancelliere tedesco Scholz ha invece condotto la Germania verso un coinvolgimento bellico sempre più diretto.
“Il giorno in cui è stato permesso che carri armati Leopard venissero inviati in Ucraina è storico, perché ha cementato il fatto […] che la Germania ha perso completamente la sovranità”, ha commentato la Zakharova riferendosi all’ultima capitolazione tedesca alle pressioni americane.
Si potrebbe ritenere che l’argomentazione della ‘perdita di sovranità’, e le osservazioni sui rischi che si è assunta la Germania, siano meri artifici della propaganda di guerra russa. Eppure esiste all’interno della Germania stessa una categoria, seppur minoritaria, che porta avanti argomentazioni analoghe, e addirittura esprime preoccupazioni per il futuro del paese.
Malumori nelle forze armate
L’aspetto singolare è che i rappresentanti di tale categoria non emergono da settori pacifisti o antiamericani, ma dalla Bundeswehr, le forze armate tedesche.
La prima testimonianza di questa “dissidenza” tedesca è addirittura antecedente allo scoppio del conflitto ucraino, risalendo al gennaio 2022, allorché il comandante della marina, viceammiraglio Kay-Achim Schönbach, ebbe l’ardire di esprimere opinioni divergenti dalla linea ufficiale del governo.
Schönbach affermò che la Crimea era perduta e “non tornerà mai indietro – questo è un fatto”. Egli aggiunse che le preoccupazioni di sicurezza della Russia andavano considerate con “rispetto”. “Ciò che [Putin] davvero vuole è rispetto. E, mio Dio, accordare rispetto a qualcuno costa poco, anche niente”.
Per queste dichiarazioni Schönbach fu costretto a dimettersi. Del resto, come ha scritto Wolfgang Streeck sulla New Left Review, l’ambito di ciò che si può dire, in Germania, “si sta rapidamente e spaventosamente restringendo”.
Secondo Streeck, assieme alla distruzione dei due gasdotti Nord Stream, il tabù più grande in Germania riguarda il ruolo degli Stati Uniti sia nella storia del conflitto che nella sua evoluzione attuale, mentre nella sfera pubblica “la guerra ucraina – che ci si aspetta venga definita da tutti i cittadini leali come la ‘guerra di aggressione (Angriffskrieg) di Putin’– viene interamente decontestualizzata”.
In un clima di questo genere, dopo la cacciata di Schönbach, nessun ufficiale in servizio della Bundeswehr ha osato criticare pubblicamente le scelte belliche del governo, se si eccettua il comandante delle forze armate, tenente generale Alfons Mais, che lo scorso febbraio diede sfogo alle sue frustrazioni all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina.
“Nel mio quarantunesimo anno di servizio in tempo di pace, non pensavo che avrei dovuto assistere a una guerra”, disse Mais. “E la Bundeswehr, l'esercito che ho l'onore di comandare, si trova più o meno a mani vuote. Le opzioni che possiamo offrire al governo, a sostegno dell'alleanza, sono estremamente limitate”.
Invertire la pericolosa deriva del conflitto
Ad eccezione di Mais, l’inquietudine che serpeggia nelle forze armate è stata però espressa tramite ufficiali in congedo (ne ha parlato diffusamente John Helmer, forse il più longevo corrispondente occidentale indipendente che scrive dalla Russia).
Fra essi spicca il generale di brigata Erich Vad, già responsabile militare nella Cancelleria di Angela Merkel, dove egli rappresentava l’esercito e l’industria bellica.
Nel 2014 Vad aveva sostenuto la politica di riarmo dell’Ucraina contro la Russia, definendola una “responsabile politica di sicurezza”.
“È difficile comprendere come il pacifismo in questo paese possa spingersi al punto da non consentirci di aiutare i paesi che agiscono o vogliono agire politicamente nel nostro interesse con i mezzi necessari – ad esempio con gli armamenti – senza dover ascoltare le solite grida di orrore. Se noi tedeschi non vogliamo o non dobbiamo diventare militarmente attivi in tutto il mondo, allora ci dev’essere almeno permesso di aiutare coloro che sono rilevanti per i nostri interessi di sicurezza nazionale nei punti caldi di questo mondo", aveva dichiarato Vad in quell’occasione.
In un’intervista rilasciata recentemente, egli afferma di essere stato favorevole al sostegno occidentale fornito all’Ucraina, definendo l’invasione russa “non in accordo con il diritto internazionale”.
Tuttavia, in un comunicato stampa dello scorso 13 gennaio, Vad ha ammonito che la decisione di Berlino di fornire veicoli corazzati Marder di produzione tedesca, in accordo con USA e Francia, “è un'escalation militare, anche nella percezione dei russi, sebbene il Marder, vecchio di 40 anni, non sia un'arma miracolosa. Finiamo su un piano inclinato. La cosa potrebbe sviluppare una dinamica propria che non saremo più in grado di controllare”.
Secondo il generale in congedo, in Ucraina la situazione bellica è in una fase di stallo “che non può essere risolta militarmente”. A sostegno della sua tesi, Vad ha citato il punto di vista del comandante degli stati maggiori riuniti americani, Mark Milley. Già a novembre, dopo le controffensive ucraine di Kharkiv e Kherson, Milley aveva affermato che l’Ucraina aveva raggiunto il massimo di ciò che avrebbe potuto ottenere militarmente, e che sarebbe stato opportuno a quel punto aprire un negoziato con la Russia.
Nell’intervista, Vad accusa in particolare il partito dei verdi, trasformatosi “da partito pacifista in un partito di guerra”, e i suoi due principali esponenti, il ministro degli esteri Annalena Baerbock e il ministro dell’economia e vicecancelliere Robert Habeck.
Secondo l’ex consigliere della Merkel, non è solo l’Ucraina ad essere militarmente in difficoltà, ma è la stessa Germania che rischia l’annientamento in una terza guerra mondiale, “cosa che non entra nelle menti dei politici e dei giornalisti qui in Germania”.
Dichiarandosi un convinto atlantista, Vad afferma che “la chiave per risolvere il conflitto non sta a Kiev, né a Berlino, Bruxelles o Parigi”, ma a Washington. E rivela che i suoi ‘alleati’ nello stato maggiore di Berlino e nella comunità tedesca degli affari vogliono che il Pentagono apra un canale negoziale con il Cremlino prima che l’esercito russo avanzi portando altra distruzione in Ucraina. Egli sostiene che vadano riconosciuti alla Russia alcuni interessi geopolitici nel Mar Nero e alcune garanzie di sicurezza.
Una guerra contro gli interessi della Germania
A pochi giorni dalle “esternazioni” di Vad, un altro rappresentante di spicco dei circoli militari tedeschi, il general maggiore in congedo Harald Kujat, già presidente del Consiglio NATO-Russia e della Commissione NATO-Ucraina degli stati maggiori, ha messo in guardia sulle pericolose conseguenze che il protrarsi del conflitto ucraino potrebbe avere per la Germania.
Kujat è ancora più duro di Vad, affermando che alcuni alleati NATO hanno puntato a sabotare la posizione di Berlino in Europa, aumentando “il rischio di un attacco convenzionale contro la Germania” ed “esponendo la Germania alla Russia, in particolare”.
Sebbene indirettamente, Kujat accusa Washington di aver posto una minaccia diretta agli equilibri nucleari con la Russia installando batterie di missili Aegis in Polonia e Romania, di aver reso la Germania un attore cobelligerante in Ucraina addestrando soldati ucraini in territorio tedesco, e di aver distrutto i due gasdotti Nord Stream.
Secondo lui, il punto di svolta negli equilibri di forza russo-tedeschi si ebbe a Washington nel 2002, allorché il presidente americano George W. Bush cancellò il trattato ABM (anti-ballistic missile), e successivamente nel 2008, quando Bush spinse per l’ingresso di Ucraina e Georgia nella NATO.
Kujat inoltre accusa i britannici di aver sabotato i negoziati di Istanbul fra russi e ucraini, che stavano portando a un possibile cessate il fuoco tra il marzo e l’aprile 2022. Egli afferma che i russi avevano accettato di ritirare le proprie forze sulle posizioni del 23 febbraio, prima che avesse luogo l’invasione. In cambio Kiev aveva promesso di rinunciare all’adesione alla NATO, e assicurato che non avrebbe permesso il dispiegamento di truppe o installazioni militari straniere sul proprio territorio.
All’inizio di maggio, in effetti, fonti ucraine riferirono che la controparte russa era quasi pronta per un incontro Putin-Zelensky che avrebbe posto fine alla guerra, ma l’improvvisa visita del premier britannico Boris Johnson a Kiev, per esercitare pressioni sul governo ucraino, aveva determinato il fallimento del negoziato.
L’episodio fu confermato da Fiona Hill, ex membro del Consiglio per la sicurezza nazionale americano, in un articolo apparso su Foreign Affairs.
Per Kujat, poi, “è discutibile che le forze armate ucraine dispongano ancora di un numero sufficiente di soldati idonei per utilizzare questi sistemi d'arma [inviati dalla NATO] alla luce delle ingenti perdite degli ultimi mesi”. Inoltre, “la Russia potrebbe soverchiare l’escalation occidentale con la propria, in qualsiasi momento”.
Trappola americana per Berlino
La critica radicale avanzata da Vad e Kujat prevedibilmente non ha avuto eco sui media tedeschi di grande diffusione. Le loro interviste sono apparse su pubblicazioni minori. Tuttavia, le paure e i malumori da loro espressi serpeggiano non solo negli ambienti militari ma anche fra gli industriali e in alcuni ambienti politici.
Nel frattempo, si sta allargando la frattura fra il cancelliere Scholz e il ministero degli esteri guidato dalla Baerbock. Dopo essersi presentato alle elezioni del 2021 con un programma che chiedeva di proibire le esportazioni di armi in zone di guerra, il partito verde della Baerbock e del vicecancelliere Habeck ha sposato in pieno la linea bellicista americana, trascinando il recalcitrante Scholz nel pantano ucraino.
Quest’ultimo, non solo ha inizialmente sempre negato il proprio consenso all’invio di nuove armi temendo i rischi di un’escalation militare (salvo poi capitolare immancabilmente), ma sembra non fidarsi della NATO e del fatto che Washington giungerebbe in soccorso di Berlino qualora la Germania dovesse essere direttamente minacciata dalla Russia.
Sarebbe questa la ragione per cui Scholz ha insistito affinché Washington acconsentisse ad inviare i propri Abrams M1, prima di accettare di mandare i Leopard 2 tedeschi sui campi di battaglia ucraini.
Che gli USA abbiano inteso scagliare la Germania nel “fuoco” del conflitto ucraino è opinione anche di Sevim Dagdelen, membro del Bundestag tedesco dal 2005 e presidente del gruppo parlamentare del partito Die Linke alla Commissione affari esteri.
Secondo la Dagdelen, la Germania è destinata ad attirarsi la ritorsione russa. “Gli Stati Uniti avrebbero così raggiunto uno dei loro obiettivi strategici a lungo termine, vale a dire impedire per sempre la cooperazione tra Germania e Russia”.