Friedrich Merz, la Germania e il lento suicidio dell’Europa
Merz, Macron e Starmer fanno paradossalmente il gioco di Trump, mentre l’aumento delle spese militari verrà utilizzato per giustificare ulteriori tagli ai servizi pubblici e allo stato sociale.

Le elezioni tedesche si sono concluse più o meno come ci si attendeva.
Il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) ha ottenuto il miglior risultato della sua storia su scala nazionale (20,8%), ma a vincere con il 28,5% sono stati i cristiano-conservatori della CDU/CSU guidati da Friedrich Merz.
I partiti della coalizione di governo sono stati duramente puniti, con i socialdemocratici (SPD) del cancelliere Olaf Scholz che hanno strappato appena il 16,4%.
A sinistra, il partito di Sahra Wagenknecht (BSW) non è riuscito a entrare in parlamento per un soffio (4,97%).
Alla luce dell’elevato grado di insoddisfazione popolare nei confronti del governo Scholz, il conservatore Merz ed il suo partito non hanno ottenuto un mandato forte, avendo guadagnato appena 4 punti percentuali.
Avendo escluso una partnership con l’AfD, la CDU/CSU sarà probabilmente costretta a formare una coalizione con lo sconfitto SPD, il quale venderà cara la pelle. Un allargamento ai Verdi non sembra all’ordine del giorno.
La Germania riflette una parte rilevante del panorama europeo. Le élite politiche tradizionali continuano ad arretrare, e a spostarsi verso destra, ma non mollano la presa.
La cosiddetta “destra populista” cresce inesorabilmente ma non sfonda, frenata dalle proprie contraddizioni interne.
Mentre le alternative a sinistra non riescono a uscire dall’irrilevanza, per propria incapacità e perché osteggiate in ogni modo dall’establishment. A prevalere sono disorientamento e frammentazione.
Sulla scena internazionale, una Germania priva di visione (al pari dell’Europa) continua a non agire, ma semplicemente a reagire affannosamente ad eventi plasmati da altri.
Il caso della Russia è emblematico. Quando scoppiò il conflitto ucraino, leader europei come Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron si mostrarono restii ad aderire alla campagna di aiuti militari a sostegno dell’Ucraina promossa a spada tratta dagli USA del presidente Biden.
Cercarono spiragli di dialogo con Mosca, senza tuttavia avere il coraggio di uscire dai ranghi sfidando apertamente Washington.
Ora, di fronte all’iniziativa negoziale di Trump, percependo il divario ideologico che li separa dal presidente americano, questi stessi leader fanno il contrario, mantenendosi fedeli agli indirizzi della passata amministrazione.
Invece di assumere l’iniziativa aprendo un tavolo europeo con la Russia, che gli USA hanno sempre proibito, intendono a tutti i costi proseguire il conflitto, paventando l’immaginario rischio di una conquista russa dell’Europa.
L’élite politica tedesca, rappresentata dalla CDU/CSU e dai partiti del governo uscente, rimane ancorata all’ideale atlantista che promuove democrazia e valori liberali, condannando senza appello la Russia e appoggiando allo stesso tempo l’indescrivibile massacro condotto da Israele a Gaza, e la sempre più violenta campagna israeliana in Cisgiordania.
Nel frattempo, l’economia tedesca continua ad avvitarsi nella sua spirale regressiva in gran parte proprio a causa delle sanzioni autolesioniste imposte alla Russia e dell’aumento dei prezzi energetici seguito alla rinuncia al gas a basso costo di Mosca.
Invece di cercare di chiudere questo infelice capitolo della storia europea, Germania ed Europa sembrano determinate a lanciare una corsa al riarmo.
Poco prima del voto tedesco, la ministra degli esteri Annalena Baerbock si era lasciata sfuggire che l’UE era pronta a varare un pacchetto esorbitante (700 miliardi di euro) per “la sicurezza” dell’Europa proprio dopo le elezioni federali in Germania.
Merz, probabile successore di Scholz, sembra appoggiare il piano. All’indomani della vittoria elettorale, il leader della CDU ha dichiarato che “per me la priorità assoluta sarà rafforzare l'Europa il più rapidamente possibile affinché, passo dopo passo, si possa realmente raggiungere l’indipendenza dagli Stati Uniti”.
Resta da capire in cosa consista questa “indipendenza”, apparentemente intesa in primo luogo in senso militare.
Merz, ex dirigente del colosso finanziario americano BlackRock, ha giocato un ruolo di primo piano nel facilitare l’acquisto di compagnie tedesche da parte di investitori americani.
Malgrado i tentativi di far decollare l’industria europea della difesa dopo lo scoppio del conflitto ucraino, secondo il rapporto sulla competitività europea stilato dall’ex presidente della BCE Mario Draghi, i paesi europei continuano ad acquistare il 78% del loro materiale bellico al di fuori dell’Unione (il 63% dagli USA).
Per non parlare del ruolo che le industrie del complesso militare-industriale americano giocano nel settore della difesa di molti paesi europei.
Il 25% dell’azionariato della Rheinmetall, azienda leader dell’industria bellica tedesca, è nelle mani di grandi gruppi finanziari americani: BlackRock, Bank of America, Goldman Sachs, Capital Group, ed altri.
Merz, Macron e il premier britannico Keir Starmer, dunque, fanno paradossalmente il gioco di Trump, promettendo di assumersi il fardello economico e militare della difesa dell’Ucraina, come vuole la Casa Bianca, e andando ad arricchire l’industria bellica e i colossi della finanza USA.
Nel frattempo, il permanere della nuova cortina di ferro in Europa e la crescente diffidenza europea nei confronti della Cina lasceranno il vecchio continente ai margini del processo di integrazione eurasiatica, ed economicamente dipendente dagli USA.
Mentre l’aumento delle spese militari verrà utilizzato per giustificare ulteriori tagli ai servizi pubblici e allo stato sociale.
Questo articolo è apparso sul Fatto Quotidiano
Grazie, Roberto, illuminante (e sconfortante) come sempre 👏👏👏
Hai visto lo spettacolo televisivo andato in onda dalla Casa Bianca? Intendo l'umiliazione a cui è stato soggetto Zelensky da parte di Trump e Vance. Che ne pensi?